martedì 22 settembre 2009

N1H1

Il virus dell’influenza mortale H1N1, che sta alimentando timori per il rischio di una pandemia globale, sembra essere un ibrido di due forme comuni di febbre suina. Lo riferiscono a Wired.com gli scienziati che stanno studiando la malattia. I primi rapporti affermavano invece che si trattasse di una combinazione di forme d’influenza suina, umana e aviaria.

La scoperta potrebbe risolvere alcuni dubbi circa la natura del virus, ma molto rimane ancora sconosciuto riguardo all’origine e agli effetti.

“Questo è ciò che chiamiamo un ‘riassortimento’ tra due influenze virali attualmente circolanti tra i suini” ha affermato Andrew Rambaut, genetista virologo presso l’Università di Edimburgo. “Sul perché il virus sia emerso nell’uomo ci sono solo congetture. Da quanto mi risulta, fino ad ora era presente solo tra i suini”.
Rambaut ha analizzato la sequenza genica di campioni del virus presi da due bambini infetti in California. I campioni sono stati raccolti dai Centri di controllo e prevenzione delle malattie e resi disponibili ai ricercatori attraverso un database internazionale del genoma influenzale.

Le sue conclusioni sono state riecheggiate da Eddie Holmes, specialista in evoluzione virale presso l’Università della Pennsylvania, e da Steven Salzberg, bioinformatico dell’Università del Maryland. Entrambi hanno osservato le sequenze fornite dal Centro di controllo e prevenzione, che non siamo riusciti a rintracciare per farci rilasciare dei commenti. Tuttavia, un documento rilasciato agli scienziati, e che Wired.com ha potuto consultare, conferma le loro analisi.

I ricercatori credono che i campioni della California costituiscano la stessa forma virale che si ritiene abbia causato la morte di più di 150 messicani tra i 1,600 ospedalizzati, e infettato centinaia di persone nel mondo, incluse 64 negli Stati Uniti. Ma, dal momento che i campioni provenienti dal Messico non sono ancora stati sequenziati, la similitudine non è ancora conclusiva.

Le due forme, i cui geni sono stati raccolti dai campioni della California, appartengono a ceppi influenzali comunemente conosciuti come influenza suina nordamericana ed euroasiatica. La prima è stata descritta per la prima volta negli anni ’30, e la seconda nel 1979. La forma euroasiatica è generalmente rinvenuta in Europa e in Asia, piuttosto che nel Nord America.

Ma nessuna delle due forme ha mai mostrato un contagio nell’uomo. Secondo quando riportato, uno dei geni ereditato dalla forma euroasiatica non è mai stato osservato negli uomini. Questo gene porta il codice dell’enzima neuraminidasi - ovvero N1 in H1N1 – che controlla l’espansione del virus dalle cellule infette.

“Il nuovo gene neuraminidasi che proviene dai suini euroasiatici è uno di quei geni che non abbiamo mai visto prima circolare negli umani”, ha affermato Rambaut. “E questo è il motivo per cui il virus si sta diffondendo così rapidamente. Pochissime persone hanno un sistema immunitario capace di reagire a questa particolare combinazione, e per questo temiamo che possa diventare una pandemia piuttosto che una normale influenza stagionale. Resta da vedere quanto e fino a che margine ci sia un’immunità esistente”.
In termini medici, le origini genetiche del virus potrebbero non essere rilevanti. Se proviene esclusivamente dai suini o dall’insieme di suini, uccelli e umani, ciò non cambia la sua novità immunologa.
In ogni caso, capire le origini potrebbe aiutare gli scienziati a determinare come il virus si evolve e da dove emerge.

I primi casi sono avvenuti nella città di La Gloria, nello stato messicano di Veracruz, non lontano da una grande azienda di allevamento di maiali, notoriamente non igienica, e gestita da Granjas Carroll, una filiale del gigante americano alimentare Smithfield Foods.

I cittadini di Veracruz ed alcuni giornalisti sospettano che il virus si sia originato nella fattoria, poi si sia trasmesso agli umani attraverso l’acqua o insetti contaminati dall’immondizia infetta. Molti ricercatori, inclusi gli autori di un rapporto rilasciato lo scorso anno da Pew Commission on Industrial Farm Animal Production, avevano ammonito che le condizioni non igieniche presso l’azienda potessero rappresentare terreno fertile per nuove forme di virus.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inviato degli ispettori presso l’azienda Granjas Carroll. I risultati dell’inchiesta non sono stati resi noti. Ma Smithfield ha rilasciato un comunicato stampa lo scorso sabato 25 aprile dichiarando che “non sono stati rinvenuti indizi clinici o sintomi della presenza di influenza suina né nell’allevamento né nei dipendenti della filiale in Messico”. La società ha declinato la richiesta di ulteriori commenti, ma l’amministratore delegato Larry Pope ha detto a USA Today che “(il termine) febbre suina è improprio”.

Rambaut, Holmes e Salzberg si sono rifiutati di fare delle speculazioni circa la possibilità che il nuovo virus H1N1 si sia originato presso la struttura di allevamento di Granjas Carroll. Ma comunque sembra probabile che siano stati i maiali i primi ad aver originato l’influenza.

“È una conclusione logica”, dice Salzberger, “Sono stati probabilmente due diversi maiali, oppure uno che è stato co-infettato dagli altri. Le due forme virali si sono combinate, e ora ci troviamo davanti a una forma del tutto nuova”.

“Presumibilmente da qualche parte c’è stato un animale contagiato da entrambe le forme di virus. Non sappiamo dove o quando. È possibile che questa influenza circoli già da qualche tempo” afferma Rambaut.
Cosa succederà si può solo ipotizzare.

“Il virus influenzale muta rapidamente, dunque non c’è dubbio che muterà e si evolverà in virus umano” dice Holmes, “Ma a quali risultati porterà questa evoluzione è difficile prevederlo”.

fonte wired.it

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